NATURA MORTA FINESTRA
C’ è in queste opere il tocco naif di chi vede nelle cose un ordine istintivo, ed è in questa semplice visione la poesia della vita quotidiana. La composizione è perfetta, i colori piacevoli. I fiori o i frutti sono sì racchiusi dietro una grata, o in un cesto, ma pure ne sfuggono e godono di una certa libetà, non totale, perché i fiori o i frutti liberi sono pur sempre in fila. o raccolti su una tovaglia bianca per mostrare i loro delicati colori.
COMMENTO DI MALU' LATTANZI
"La pittura è una poesia che sì vede e non si sente e la poesia è una pittura che si sente e non si vede".
Perché questa citazione del grande Leonardo da Vinci? Perché questi due quadri hanno nella loro purezza, una poetica visione naif della composizione.
Nella FINESTRA l'ordine preciso e non casuale, tutto sistemato e raccolto. La pulizia di un angolo intimo infondo al piccolo viottolo del borgo. Non importa dove, non importa a chi appartiene. Ciò che arriva è la serenità di un quotidiano vivere privo di fronzoli e orpelli.
Nell'altro il calore di una cucina che profuma di antico e di frutti. Di colori tenui , di tè al gelsomino e canovacci di lino. Il più potente dei sensi è l'olfatto. E in questi due quadri è il senso predominate.
L'olfatto è un senso dimenticato, con più funzioni di quelle che crediamo e più importanza di quella che gli diamo. Memoria, emozioni, ricordi, respiri, identità, odori e profumi sono racchiusi nell'olfatto. Tutto passa attraverso il più antico e potente dei nostri sensi, che ci guida in ogni momento.
L'olfatto è il senso perennemente attivo: ogni nostro respiro, ogni boccata d'aria è intrisa di odori che questo meraviglioso senso ci permette di percepire.
L'olfatto è il senso dei ricordi e della memoria, è emozione. Basta sfiorare il filo teso di un profumo che i ricordi risuonano immediatamente. E nelle due opere dì Guido Rotondo è il profumo la cosa che arriva di più. Il fresco dell'asfalto che sa un po' di muschio negli angoli dei borghi. La terra dei vasi e le piante grasse. I gerani al davanzale e gli odori che escono dalla cucina. Il legno e la cera d'api dei mobili antichi. Il fresco odore dei panni lavati col sapone da bucato. Il dolce della frutta matura e l'acre del tè o l'aroma intenso del caffè. Il tutto ovattato da un silenzio a cui non siamo più abituati.
Quel silenzio fatto di intensità, valori ed interiorità. Il rumore eccessivo e inutile soffoca la nostra
intimità, impedisce di pensare, lavorare e vivere con serenità. Riappropriamoci della pace dell'udito e
contribuiamo a diffondere l'ecologia del silenzio. Il silenzio è come il sale della terra.
Scrive Bajani: «Bisognerebbe vedere come l'uomo tratta il mare per tirarne fuori il sale e bisognerebbe dividere in vasche anche il silenzio. Estrarlo dalla terra, aspirarlo dai boschi quando è notte, raccoglierlo a secchielli dalle cantine.... Bisognerebbe fare come si fa con il mare, e dopo avere diviso il silenzio in vasche aspettare, sapendo che l'attesa sarà ricompensata».
Certo che sarà ricompensata: il silenzio ci restituisce, con enormi interessi, tante cose, a partire da noi stessi. Il silenzio (altro che inutili terapie...) ci consente di rilassarci, alzando allo stesso tempo i nostri pensieri e regalandoci attimi di sintonia, d'armonia con il mondo.
La pace che si irradia da questi due quadri la si respira a pieni polmoni. Quella pace che ci fa apprezzare l'attesa della fioritura annuale delle piante grasse. Così strane e a volte sgraziate capaci poi di far sbocciare vistose e profumate infiorescenze, così preziose da attirare gli insetti impollinatori in una sola notte e poi appassire. L'attesa ed i tempi della natura, del passaggio delle stagioni. Il lungo letargo invernale propedeutico alla rinascita primaverile, anticipatore del verde delle foglie, del dolce profumi dei fiori, della frutta matura e del calore dell'estate. Per non parlare dei colori accesi dell'autunno paragonabili ai tramonti prima della notte e del nuovo inverno.
Quindi vi invito a raccogliere il messaggio di calma, interiorità, essenzialità di forme e materia delle opere di Guido Rotondo per alleggerire quei pensieri così spessi da tenervi chiusi in una stanza a spiare la felicità degli altri. Riempite le narici del profumo dei ricordi ma vivete il presente senza usare il tempo futuro con tutti gli altri verbi.
Malù Lattanzi