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BARCHE VUOTE IN ATTESA

 

Sussurrava il poeta Catullo due millenni fà all’amata Lesbia:

 

Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.

Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.

​

Il dipinto ci racconta una storia:

Una donna ama, ma il suo amore non è corrisposto.  E’ a Venezia. Guarda da una finestra e vede barche vuote in attesa e anche lei si sente simile a loro: vuota e in attesa. Spera, in questa sua attesa lunga e sempre uguale, di poter avere quei momenti di felicità che solo l’amore può dare, prima che cali la notte infinta. E scrive la sua preghiera sul vetro della finestra.

 

Barche vuote in attesa

In una Venezia

sempre uguale

da innumerevoli anni.

Dimmi, ti prego,

parole d’amore,

prima che tutto si chiuda

dietro una candida tenda

senza tempo.

"....Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare,

la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti,

che cercano in mezzo alla gente l'Europa o l'Oriente,

che guardano alzarsi alla sera il fumo -o la rabbia - di Porto Marghera...

(Francesco Guccini)

Questo Acquerello di Maria Porrini esprime tutta sfera femminile non solo della sua autrice ma delle Donne in generale. La quiete e la tempesta, l'attesa di secoli di Penelopi dietro le persiane che scrutano il mare sospese. Immobili come quelle barche vuote. In perenne conflitto tra l'agire e riprendersi la vita in mano ed essere quindi padrone del proprio destino, o continuare attendere un Ulisse che non arriva e che di certo vive e non sopravvive.

L'eterno conflitto fra Penelope e Medea. Fra attendere o agire. Donne che svelano comunque la fragilità degli eroi. Donne che nella Venezia di Casanova e Cagliostro soccombevano ingannate o come Lorenza Feliciani ne condividevano l'assenza di remore morali, la predisposizione alla mistificazione, la capacità di arrangiarsi ricorrendo ad artifici d'ogni genere, l'attrazione fatale, che fa percorrere assieme e condividere lunghi tratti della propria esistenza.

Quel sospiro che appanna i vetri comunque lo si avverte. Quell'odore di acqua salmastra, di legno, di umide cantine e di antichità ti pervade le narici e di annebbia l'anima.

Tutto è lieve, i colori appena accennati, come filtrati attraverso una lente di nebbia e malinconici ricordi. Lo sciabordio appena increspato dell'onda, disegna linee di fuga sul piccolo canale. Riflessi fissi di anime celate e sospese in un limbo dantesco. Quelle persiane chiuse si affacciano sull'orlo estremo della voragine infernale. Quel baratro che ospita le anime dei pagani virtuosi e dei bambini morti senza battesimo, che non peccarono ma sono esclusi dalla salvezza; essi non subiscono alcuna pena, ma son sospesi e vivono nell'inappagabile desiderio di veder Dio, emettendo in continuazione dei profondi sospiri che fanno tremare l'aria tenebrosa del Cerchio.

Non occorre immaginazione per vederla quell'esile figura femminile dietro la finestra. Le braccia strette alle spalle, l'abito leggero che accarezza i fianchi e le gambe, le lacrime appese alle ciglia. Lei non si chiede perché aspetta. Ne voi domandate perché aspetta colei che non ha nulla da aspettare e tuttavia aspetta.

Perché se smettesse di aspettare sarebbe come se smettesse di vedere. Come se smettesse di guardare il cielo. Come se smettesse di sperare. Come se smettesse di vivere.

È insopportabile... e amaro avvicinarsi piano piano alla riva senza essere un naufrago e neppure un salvatore.

Ma quella donna lì, quella che Maria Porrini immagina dietro quel vetro appannato di fiato mentre contempla barche vuote sul canale, sa che , come direbbe Betty Friedan "è più facile vivere attraverso qualcun altro che completare te stessa. La libertà di guidare e pianificare la tua vita è spaventosa se non l'hai mai avuta prima. Una donna ha paura quando scopre per la prima volta che la risposta alla domanda 'chi sono?' può arrivare esclusivamente dalla propria voce interiore.

Malù Lattanzi

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